Sociology Essay on Deviance in Italian
Autor: Rachel • May 4, 2018 • 1,716 Words (7 Pages) • 718 Views
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questa concezione funzionalista si ispira la teoria interazionista della devianza la quale ritiene che perché un comportamento venga definito deviante piuttosto che normale, occorre un intervento esterno che lo qualifichi come tale. “Un comportamento deviante è un comportamento che la gente etichetta come tale”, scrive Becker, autore facente parte della Scuola di Chicago insieme a Goffman e Lemert. Da qui emerge il carattere non dato della devianza: essa è prodotta all’interno dell’interazione simbolicamente mediata tra i soggetti. Il comportamento deviante è quindi costruito attraverso l’interazione sociale con le sue proprie regole culturali e simboliche. Becker introduce la nozione di “outsider”, individuo che è allo stesso tempo fuori e dentro la società, deviante agli occhi della maggioranza conformista ma ai suoi occhi devianti sono proprio quelli che lo giudicano ed escludono - conflitto dovuto a concezioni culturali diverse.
Analogamente, Simmel pone al centro della sociologia lo studio delle forme che assumono le relazioni tra gli uomini e parla dello “straniero”, colui che sta al di fuori della società, poichè in essa è consolidata l’identità di gruppo e la distinzione fra interno ed esterno, e contemporaneamente dentro di essa quando insediato e avendo stabilito un rapporto di intimità. C’è allora un rapporto ambiguo con le norme generali di riferimento nel giudicare se è deviante o conforme visti i diversi valori di riferimento.
Le definizioni comunemente trovate del “deviant behaviour” sono relativistiche poiché non si può pretendere di avere un elenco di comportamenti devianti universale in quanto non tutti i gruppi concordano su ciò che è normale o inammissibile. Allo stesso modo, non c’è un accordo universale sul controllo sociale, inteso come reazione all’infrazione delle regole, ma può assumere varie forme a seconda della cultura che caratterizza ogni società. Da ciò, la devianza non è eziologica, una qualità obiettiva dell’atto, ma si tratta di un’attribuzione soggettiva o politica, prodotto di un processo interattivo.
Come è evidente, il discorso sullo studio sociologico della devianza contiene le tracce di tutti i suoi strati precedenti. Da tali sviluppi teorici si costrui una concezione critica del controllo sociale, inizialmente proposto con un significato preciso da E. A. Ross riferendosi al meccanismo che intenzionalmente viene esercitato dalla collettività sull’individuo per indurlo alla conformità rispetto all’insieme di valori che compongono l’ordine sociale in una società non tradizionale. Il mutamento sociale veniva concepito da Ross come il passaggio necessario da un ordine naturale costituito dal concorso di personalità non corrotte ad un ordine basato su istituzioni concepite ad hoc per il controllo sociale e rette da uomini non corrotti.
La versione più recente della corrente sociologica che legge la devianza in termini di controllo sociale è la teoria del legame sociale di Hirschi. Hirschi pone i comportamenti su di una scala che va dalla conformità alla devianza. Il comportamento convenzionale è il frutto dell’influenza delle norme interiorizzate, della coscienza e del desiderio di approvazione. L’autore chiama in causa la natura dei legami sociali e associa la devianza al loro indebolimento o alla rottura. Un individuo compie un reato quando i vincoli che lo legano alla società perdono di forza e di efficacia nel trattenerlo dal seguire le proprie inclinazioni e i propri interessi. La libertà di adottare comportamenti devianti si riduce o si estende a seconda della presenza e dell’intensità degli elementi costitutivi dei legami sociali.
La teoria del controllo sociale pone, dunque, in relazione l’aumento dei comportamenti devianti con l’indebolimento della coesione sociale. La devianza è assunta come un dato naturale in una società. Il vivere sociale è reso possibile dall’ordine morale formato dalle regole, che gli individui interiorizzano nel corso della socializzazione; il legame con l’ordine sociale è la condizione per il mantenimento della conformità. In quest’approccio, che si fonda su di una concezione pessimistica della natura umana, ritenuta moralmente fragile e bisognosa di freni e di controlli, è proprio la conformità a dover essere spiegata, piuttosto che la devianza. Tuttavia, in sede di revisione critica della teoria del controllo sociale si sta abbandonando il modello centrato sullo Stato e la concezione secondo cui il controllo sociale si ridurrebbe esclusivamente all’’insieme delle reazioni organizzate alla devianza’. Sarebbe conveniente adottare un modello di controllo più antropologico che ruoti attorno la nozione di controllo della vita sociale.
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